Come scrivere un incipit

La prima impressione è quella che conta: le prime righe determinano l’impatto emozionale e la curiosità del lettore.

 

La parola “incipit” deriva dalla terza persona singolare del verbo latino incipĕre, letteralmente significa “incomincia”.

 

In letteratura, indica l’inizio di un racconto, ed è quindi il primo contatto tra storia e lettore,  il momento in quest'ultimo decide se continuare a leggere o meno.

 

Per questo deve catturare l’attenzione fin dalle prime parole. Sono sufficienti anche poche righe, ma hanno una responsabilità enorme.


L'incipit deve fare innamorare.

 

L’incipit è come il primo sguardo con una persona: deve essere abbastanza intrigante da attrarla a sé e, possibilmente, farla rimanere, ma senza svelare troppo per non uccidere subito la curiosità.

 

Non deve solo catturare l’attenzione, ma gettare le fondamenta della relazione con il lettore, offrendo un’anteprima del tema, del tono e del mondo narrativo che lo accompagneranno.


Patto di sospensione

 

Quando il lettore legge la prima pagina di un libro, stringe con l’autore un patto di fiducia che lo scrittore non deve mai tradire.

Se questo avviene, la missione è fallita: qualcosa è andato storto, e la responsabilità è sia dell’autore, sia dell’editor.

 

Se nella prima pagina siamo catapultati in un villaggio maasai con l’immagine di un viaggiatore che abbraccia il capo della tribù in lacrime, la storia non potrà poi vedere le vicende di un chirurgo che non esce mai dall'ospedale di Chieti.


E l’Africa? Che fine ha fatto l’Africa?

 

Per quanto interessante e avvincente possa essere la vicenda in corsia di un chirurgo – e lo è! –, è un’altra storia.

O meglio: una non esclude l’altra.

 

Può essere che la narrazione parta da un flashforward in Africa per poi tornare indietro, a Chieti, e ripercorrere la storia di un medico che parte per una missione umanitaria, o che lascia tutto dopo un lutto, una rottura, una depressione, o magari un errore in sala operatoria che lo tormenta. Le possibilità sono infinite.

 

Qualunque sia il conflitto scatenante, in questo caso il lettore si aspetterà una storia di viaggi, di crescita interiore, e sarà curioso di scoprire come e perché il personaggio è arrivato lì, in Africa. Vorrà viverla, vederla, capirla.

 

Vorrà che l’autore mantenga la promessa fatta all’inizio.


Tipologie di incipit

 

Non esistono regole fisse: l’incipit può partire concentrandosi su un personaggio, sullo spazio o sul tempo.

 

Può partire da un dettaglio per poi allargare l’inquadratura o, al contrario, offrire una visuale da lontano per poi avvicinarsi.

 

Può giocare con le tecniche narrative del flashback e del flashforward oppure avvenire nel presente.

 

 

  • Incipit descrittivo: si concentra sulla descrizione di un personaggio o dell’ambientazione. Fai però attenzione che non diventi una spiegazione – ai lettori non piacciono mai le spiegazioni, farlo nella prima riga non è una buona idea!
    Un esempio è quello de I promessi sposi, dove Alessandro Manzoni presenta l’ambiente dove si svolgerà parte della vicenda, offrendo un assaggio del tono e dell’atmosfera che avrà la narrazione:
    “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”

 

  • Incipit narrativo: la storia parte con la narrazione della vicenda che si svilupperà in modo lineare nei capitoli successivi.
    Un esempio è Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien:
    “Quando il signor Bilbo di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centunesimo compleanno…”

 

  • Incipit in medias res: letteralmente “nel mezzo dell’azione”, è una tecnica in cui la narrazione inizia con un’azione che è già in corso, senza fornire spiegazioni su cosa è successo prima o presentazioni di personaggi e ambientazione. Il lettore è subito immerso in un evento cruciale.
    Un esempio è La Metamorfosi di Franz Kafka, dove Gregor si sveglia già trasformato in scarafaggio:
    “Gregor Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati…”


Evita il sovraccarico di informazioni

 

L’incipit deve incuriosire, non confondere.

 

Non cercare di spiegare tutto subito: non è necessario raccontare al lettore ogni dettaglio del mondo o del passato del protagonista.

 

Non essere dispersivo. Offri solo ciò che serve per spingerlo a proseguire.


Verosimiglianza e coerenza

 

Non devono mai mancare.

 

Il mondo in cui il lettore entra può essere un mondo fatto di fate, draghi, hobbit, foreste incantate, non importa: la verosimiglianza, in letteratura, è data dalla capacità di rendere credibile l’incredibile.


Riscrivi l’incipit a fine stesura

 

Il primo tentativo potrebbe non essere quello definitivo.

 

Se quello che hai scritto non ti soddisfa, non ti fossilizzare su quello: concentrati sul resto della storia.

 

Margaret Atwood, poetessa e scrittrice canadese, sostiene che spesso il vero incipit di un testo si nasconde tra la decima e la ventesima pagina. Per questo è necessario rileggere con attenzione per riuscire a scovarlo.

 

Per questo l’incipit è la porta d’ingresso, ma quasi sempre si scrive alla fine!