L’importanza di un buon editing

Quando parliamo di libri, il contenuto non basta: anche il messaggio più potente perde forza se il testo non è curato.

 

Se è vero che oggi grazie al self-publishing è possibile essere editori di sé stessi, è anche vero che nessuno può editarsi in autonomia. Nemmeno gli scrittori più esperti del mondo.

 

Alcuni autori indipendenti, però, scelgono di risparmiare sull’editing, convinti che non serva. Le frasi più comuni?

 

  1. “L’importante è il contenuto”

  2. “Scrivo bene, non mi serve”

  3. “L’ho corretto da solo più volte”

  4. “L’ha corretto mia cugina che fa la prof di lettere.”

 

Chi non conosce il mondo dell’editoria spesso immagina che basti scrivere ‘bene’, inviare il manoscritto a una casa editrice, scegliere titolo e copertina e vederlo magicamente sugli scaffali. In realtà non funziona così: tra lo scrittore e il lettore esistono molti processi invisibili affidati a figure specializzate. Ed è proprio per questo che, anche nel self-publishing, è importante replicare in piccolo la stessa cura.


Chi è l’editor?

L’editor è la figura che, in questo processo, ha un rapporto diretto con l’autore e interviene concretamente sul testo.

Nelle case editrici viene assegnato dall’editore, mentre nell’autopubblicazione l’autore ha piena libertà di scegliere il professionista che ritiene più adatto.

Non viene quasi mai citato né dallo scrittore né dalla casa editrice, eppure il suo intervento è fondamentale e non esiste libro pubblicato  – in modo professionale – che non sia passato dalle sue mani.

 

Un errore comune è confonderlo con correttore di bozzeghostwriter, ma il suo lavoro non è la correzione superficiale o la riscrittura, è un intervento profondo che rende il testo più solido e scorrevole, sempre nel rispetto dell’autore.


 

 

Editing e correzione di bozze non sono la stessa cosa

 

Prima si fa l’editing, poi la correzione di bozze.

Saltare la prima fase significa pubblicare un testo “immaturo”, anche se grammaticalmente corretto.

 

  • L’editing lavora in profondità: l’editor legge, rilegge e analizza, mettendo alla prova la solidità del testo. Sistema le incongruenze, affina lo stile, rende credibili i dialoghi, elimina prolissità e passaggi confusi. È un lavoro che migliora l’opera senza mai snaturarla, svolto a stretto contatto con l’autore

 

  • La correzione di bozze, invece, è l’ultima fase: rifinisce la superficie del testo, eliminando refusi, errori grammaticali, di punteggiatura e sviste di qualsiasi natura.

 


 

 

L’editing non è nemmeno ghostwriting

 

L’editor non riscrive mai, aiuta gli autori a tirare fuori il meglio da quello che hanno già scritto, a differenza del ghostwriter che scrive per conto di terzi mantenendo l’anonimato.

 

Angela Rastelli, editor della narrativa italiana Einaudi che ha editato Le Otto Montagne di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017, ha detto:

«L’editor può essere un complice, uno specchio, una figura maieutica, ma non è mai un coautore. Non ho una mia musica da suonare, io sono un’accordatrice di strumenti altrui. Il mio orecchio afferra le stonature e le cadute di un testo. Il mio lavoro è evidenziare dove, ma il testo rimane di un altro

 


L’editor ha un ruolo fondamentale anche nella scelta del titolo e della copertina.

 

Un esempio celebre è La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008), il primo romanzo di Paolo Giordano. Il titolo originario era Dentro e fuori dall’acqua, ma fu l’editor Antonio Franchini, allora in Mondadori, a proporre la versione definitiva che tutti conosciamo.

 

E la copertina? Se vi è mai capitato di acquistare un libro attratti dall’immagine e di scoprire poi che rispecchiava perfettamente la storia, una parte del merito è anche dell’editor.

Il grafico, infatti, non legge per intero il manoscritto: è l’editor a raccontarglielo, a guidarne le scelte e a trasmettere l’essenza del testo.


 

Il rispetto per il lettore

 

Spesso si dice che i libri sono come figli. Ma cosa accade a un figlio quando ha un genitore geloso e possessivo? Rischia di crescere con le ali tarpate.

 

Ecco: lo stesso pericolo vale anche per i libri.

 

Proprio come accade con i figli, il nostro compito è partorire i libri con amore e dare loro una struttura solida, consapevoli che dovremo lasciarli andare.

Un libro smette di appartenere a chi lo ha scritto nel preciso istante in cui viene pubblicato: da quel momento è dei lettori. Sono loro che lo prenderanno in mano, lo sfoglieranno, investigando soldi, dedicheranno tempo, emozioni e ricordi.

E per questo, meritano di sentire di essere stati tenuti in considerazione in tutto e per tutto.

 

Un testo curato trasmette:

  • rispetto
  • fiducia
  • professionalità
  • credibilità.

Un testo lasciato “così com’è”, invece, rischia di sembrare acerbo, di non rendere giustizia alla storia e di lasciare nel lettore un retrogusto amaro.


 

 

Se risparmi sull’editing, risparmi sul tuo lettore

 

Per concludere, la verità è che: 

 

  1. in editoria non vale il detto “l’importante è il contenuto”, perché anche il messaggio più intenso perde valore se il contenuto non è di qualità;
  2. non importa quanto tu sia bravo a scrivere: tutti i grandi autori – da King a Follett a Hemingway – hanno avuto e hanno un editor perché l’editing non è un vezzo, ma una fase imprescindibile del processo editoriale;
  3. nessuno, nemmeno i nomi appena citati, è in grado di auto-editarsi perché essere oggettivi sul proprio testo è naturalmente impossibile;
  4. l’editing non si improvvisa, come tutte le professioni prevede conoscenze tecniche e anni di studio ed esperienza, non basta padroneggiare la lingua italiana.

 

Pubblicare senza editing è possibile, ma significa mettere sul mercato un testo che non è pronto e che non sarà in grado di procedere da solo, con il rischio di deludere i lettori, ottenere recensioni negative e scarsa credibilità